La Asl sperimenta il "Diario degli errori medici"

TERAMO – Rischio e sicurezza nella sanità: alla Asl di Teramo sono stati avviati progetti innovativi per la prevenzione degli errori. “Oggi – spiega il manager della Asl Giustino Varrassi – si punta al Total quality management, un sistema di pianificazione del lavoro e controllo che serve appunto ad evitare gli incidenti in sanità”. Ad esempio si è visto che nel delicatissimo settore della Rianimazione, ben il 70% degli eventi critici è dovuto ad errori umani. “Per questo – spiega il professor Franco Marinangeli, dell’Università de L’Aquila – si punta sulla formazione con strumenti di nuova generazione, come la simulazione che è utile per ridurre gli incidenti da fattore umano”. Tutti i dati sono emersi nel corso della tavola rotonda dal titolo “Insidie nella gestione del rischio. Aeronautica e sanità a confronto” che si è svolto ieri all’Università di Teramo. La Asl di Teramo ha anche avviato un altro progetto interessante: il “Diario degli errori”, sperimentato nell’Unità di medicina nucleare, in quella di malattie infettive e in quella di Oculistica, una prassi che ha permesso di scoprire e mettere in luce i cosiddetti “errori latenti”, problemi che si annidano nelle routine organizzative che spesso non vengono considerati. Un altro metodo utilizzato, mutuato dall’analisi sociologica, è stato quello dei focus group, in cui un gruppo di persone discutono su un tema determinato guidati da un esperto in psicologia, il dottor Parisio Di Giovanni. Uno degli ambiti in cui è stato applicato questo metodo è stato il Pronto soccorso dell’ospedale “Mazzini” di Teramo. La tecnica ha  permesso di rilevare un dato singolare: quasi il 30% degli operatori soffre di stress sociale, definito in gergo tecnico “bournout”, che può rappresentare una fonte di errori durante il lavoro. I partecipanti ai gruppi hanno spesso utilizzato espressioni emblematiche, definendo il Pronto soccorso come “La Cenerentola dell’ospedale”: gli operatori si trovano a fare i conti con una serie di circostanze, dalla carenza di letti, alla mancanza di personale infermieristico, alle pressioni degli utenti che, proprio a causa della dislocazione del triage, lontano dalla sala d’aspetto, hanno spesso l’impressione di trovarsi in una sorta di “limbo”. I dati presentati dal Responsabile del Pronto soccorso Venturo Ciancaglini sono chiari: innanzitutto il 40% degli accessi al Pronto soccorso si può definire “improprio”. Per una serie di problemi, poi, i tempi di attesa, dal 2010 al 2011 non sono diminuiti, nonostante una leggera contrazione dell’utenza, passata da oltre 40 mila persone nei primi 10 mesi dell’anno a più di 38 mila, per una media di 126 persone al giorno. “Sono però aumentati del 20% circa – spiega Ciancaglini – i codici rossi e gialli”. I tempi di attesa al Pronto soccorso, nonostante alcune macroscopiche eccezioni, non vanno oltre l’ora. “I codici rossi – conclude Ciancaglini – aspettano solo 4 minuti in media, quelli gialli 46. Cercheremo di migliorare la situazione recuperando delle unità infermieristiche e prevedendo una doppia presenza al Triage, attualmente gestito da una sola persona”.